domenica 13 settembre 2009

09 I Contemporanei (1815 – 1919)

Il quadro politico internazionale che si delinea nell’Ottocento conferma, se ce ne fosse bisogno, che la condotta delle nazioni è guidata dal principio di forza, molto più che dal principio di giustizia. La spartizione del pianeta operata dai più potenti Stati europei, che prende forma nel fenomeno del colonialismo, fa da pendant con la politica imperialista del Giappone e a quella espansionista degli Usa. La stessa affermazione dello Stato-nazione prende origine più da equilibri di forza che dalla libera determinazione dei popoli.
Mentre gli eserciti nazionali si scontrano sui campi da battaglia allo scopo di decidere chi sta dalla parta della ragione e chi dalla parte del torto, sullo sfondo combattono la loro battaglia due opposte ideologie: il capitalismo e il socialismo. Secondo il primo, il valore sommo è costituito dagli interessi economici delle aziende industriali e commerciali, degli imprenditori e dei finanzieri, essendo questi coloro che creano posti di lavoro e portano ricchezza e prosperità alla nazione. Secondo il socialismo, invece, il valore sommo risiede nei bisogni dei singoli lavoratori. Lo scontro fra queste due ideologie non è meno aspro di quello armato e finisce col trionfo del capitalismo, il che significa avallare il principio secondo il quale i bisogni del singolo lavoratore devono lasciare il passo ai superiori interessi dell’azienda e questi ai supremi interessi dello Stato.

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