venerdì 11 settembre 2009

7. Il Basso Medioevo (1000 - 1492)

Dopo il fallito tentativo dei franchi di ricostituire il vecchio impero romano d’occidente, ci riprovano i duchi germanici. Anch’essi guardano al papa per ricevere la necessaria legittimazione, solo che adesso il papa non è più disposto a fare da comprimario: se è vero che il papa può conferire l’autorità all’imperatore, dev’essere anche vero che egli è la fonte di tutti i poteri. Ne origina una lotta per il primato universale sulla terra, da cui cominciano a prendere le distanze quanti non vedono alcun senso in questa logica di potere e badano invece al proprio interesse particolare. Sono i singoli individui di ogni ceto sociale, che cercano di sfruttare ogni occasione propizia per elevare il proprio stato. Sono i capiclan normanni o ungari, che si procurano beni con le loro azioni di razzia e di conquista. Sono i principi europei, che inseguono potere e gloria nelle imprese crociate. Sono i mercanti, che si mettono al loro seguito nella speranza di arricchirsi. È la povera gente, che si reca in Terra Santa nella vaga ricerca di fortuna o, quanto meno, per guadagnarsi il paradiso. Sono i figli cadetti di nobile famiglia, che mossi dal desiderio di affermarsi in qualche modo, costituiscono bande armate e vanno alla conquista di nuovi spazi da sfruttare, oppure si mettono al servizio del papa o dell’imperatore per ottenere titoli onorifici e benefici. Insomma, è un rifiorire di una nuova temperie culturale, che è orientata al perseguimento di interessi ristretti e che si contrappone nettamente alla logica del potere universale del papa e dell’imperatore.
Alla fine, da queste iniziative personali alcune famiglie si arricchiscono e assumono il controllo di un territorio. Prendono anche origine molti illustri casati e molte nobili stirpi, che ritroveremo nei secoli seguenti. Con le loro elevate esigenze in termini di armamenti e organizzazione e il loro amore per lo sfarzo e la raffinatezza dei costumi, questi signori richiamano tutta una serie di personaggi, soldati, artigiani, artisti, maestranze, burocrati, mercanti, architetti, letterati, preti, operai, e via dicendo, creando così società urbane articolate e complesse, che aspirano alla propria identità e alla propria indipendenza, nei confronti sia del papa che dell’imperatore. Nascono così i primi comuni, le prime signorie e le prime monarchie nazionali.
A poco a poco l’idea di potere universale cede il passo alle nuove realtà nazionali, che aprono una stagione di competizione reciproca per l’egemonia. Ogni nazione vuole primeggiare sulle altre, ma si rende subito conto che, per poter riuscire in questa impresa, deve disporre di risorse adeguate. È in questa logica che si diffondono le politiche di mercato, le attività bancarie e finanziarie e il capitalismo, mentre le guerre diventano sempre più fondate su questioni di tipo economico: l’obiettivo è quello di procurarsi denaro sufficiente per condurre una politica di potenza. Il principio di forza rimane dominante nei rapporti fra gli Stati.

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